Canoni Concessioni Demaniali 2025: Aumenti, Normativa e Criticità per le Concessioni in Italia

Nuove regole, vecchie incertezze Il 2025 rappresenta un anno di svolta (e di tensione) per il sistema delle concessioni balneari in Italia, grazie al nuovo quadro regolatorio sui canoni demaniali turistico-ricreativi, segnato dall’intervento del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT), da pronunce del TAR e da un recente intervento legislativo.

Data:
15 Settembre 2025

Canoni Concessioni Demaniali 2025: Aumenti, Normativa e Criticità per le Concessioni in Italia

Nuove regole, vecchie incertezze

Il 2025 rappresenta un anno di svolta (e di tensione) per il sistema delle concessioni balneari in Italia, grazie al nuovo quadro regolatorio sui canoni demaniali turistico-ricreativi, segnato dall’intervento del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT), da pronunce del TAR e da un recente intervento legislativo.

Il nuovo incremento: +10% dal 1° aprile

Per le concessioni balneari, il MIT ha ufficializzato, dopo correzioni e chiarimenti, un aumento del 10% dei canoni a partire dal 1 aprile 2025, in applicazione dell’art. 4, comma 11, della legge n. 118/2022. L’importo mimino annuo per una concessione turistico-ricreativa sarà di €3.444,87, con un canone di €3.204,53 per il periodo gennaio-marzo e €3.524,98 per il periodo aprile-dicembre.

La circolare MIT del 25 agosto 2025 (prot. n. 8569) ha sciolto i nodi causati dalla precedente nota dell’11 agosto, correggendo gli errori nelle tabelle di calcolo e offrendo ai Comuni e ai concessionari un riferimento certo per la chiusura dei conteggi entro il termine fissato del 15 settembre 2025.

Una progressione di aumenti molto superiore all’inflazione

Il processo di aggiornamento dei canoni, avvenuto di recente ma in continuità con gli anni precedenti, ha messo in luce una crescita cumulata dei costi del 37,95% negli ultimi tre anni, contro un’inflazione totale del 14,8%. La disparità ha generato inquietudine tra i gestori degli stabilimenti, che denunciano una pressione economica insostenibile e chiedono maggiore equità e trasparenza.

Le criticità normative e il ruolo del legislatore

La situazione attuale è il risultato di annullamenti giurisdizionali (TAR Lazio, sentenza n. 13/2025), a causa del passaggio dal vecchio “indice dei prezzi all’ingrosso” a nuovi indici di calcolo ritenuti non conformi alla normativa. Per ristabilire il quadro giuridico, il legislatore è intervenuto con il Decreto-Legge n. 73/2025 (convertito in Legge n. 105/2025), introducendo l’indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali e “sanando” il vuoto normativo.

Tale modifica, però, estende retroattivamente il nuovo criterio, generando dubbi di legittimità e prospettive di contenzioso: la retroattività della legge è contraria al principio sancito dalla giurisprudenza costituzionale. Questo apre la strada a conguagli sui canoni degli anni passati e lascia i concessionari in un quadro di calcolo incerto e potenzialmente oneroso.

Un futuro ancora da chiarire

Nonostante la correzione operativa della circolare MIT di fine agosto, rimangono aperte gravi questioni di merito: l’assenza di un decreto ministeriale “cristallizzante”, previsto da L. 118/2022 così come modificata dal D.L. 131/2024 (“Salva Infrazioni”), e il parere negativo del Consiglio di Stato sullo schema di decreto, fermano la piena stabilizzazione delle regole. Le amministrazioni comunali e locali, chiamate a organizzare nuove gare per le concessioni, si trovano così ad affrontare una normativa stratificata, instabile e precaria.

L’evoluzione normativa dei canoni rischia di produrre rigidità e incertezza anche per il 2026, anno chiave per il rinnovo delle concessioni balneari, con le imprese ancora in attesa di risposte organiche sulla sostenibilità economica e giuridica delle nuove regole.

Ultimo aggiornamento

15 Settembre 2025, 14:21

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